Donna per mano

Esogestazione, l’amore continua

Il mio bimbo vuole sempre stare in braccio in questo periodo, sembra morboso. Non vuole stare con nessuno, né in braccio né insieme nella stanza. Cosa sta succedendo? 

Ecco spiegato in uno stralcio di Medicina Materno Fetale questa fase fisiologica dei nostri cuccioli. Imparando a conoscerla riusciremo ad aiutarli a superarla.

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http://www.medicinamaternofetale.it/2569-esogestazione.html


L’endogestazione è la gestazione vera e propria, all’interno del pancione. È meno noto il concetto di esogestazione, che consiste nei 9 mesi seguenti al parto.


L’esogestazione è definita come il momento in cui, dopo il parto, si verifica una simbiosi tra madre e neonato, che porta a ricercare il contatto, come bisogno naturale di entrambi. Si pensa, infatti, che a differenza degli altri mammiferi, il cucciolo di uomo nasca con una testa molto sviluppata rispetto al corpo e venga quindi partorito molto tempo prima di essere capace di interagire con l’ambiente. Per questo, una parte molto importante del suo sviluppo avviene al di fuori del corpo materno.


Purtroppo questo istinto di contatto spesso si scontra con l’ignoranza di chi in buon fede consiglia di lasciare il bimbo solo nella culla, negando questo concetto così basilare da essere stato tramandato da millenni di evoluzione. Quale neogenitore, infatti, non ha mai sentito dire “così prende il vizio”, oppure “se non lo metti giù, non imparerà a stare da solo”? (…) Nell’antichità, infatti, per un neonato rimanere da solo poteva significare una morte certa, per questo egli ricerca la madre (prima olfattivamente, poi anche con lo sguardo), il contatto con lei e il senso di movimento, che gli indicano l’assenza di pericolo.


Quali sono i dati scientifici? Già da anni le terapie intensive pediatriche adottano il modello “marsupioterapia”, usando il contatto per migliorare la probabilità di sopravvivenza dei prematuri e il loro sviluppo neurologico. Anche il neonato a termine se tenuto pelle a pelle nell’immediato postpartum piange meno e si attacca più facilmente al seno. Inoltre alcuni dati indicano che l’accudimento “ad alto contatto” si associa a una minore tendenza a soffrire di coliche gassose, forse perché tenere il bimbo “pancia a pancia” favorisce la peristalsi intestinale e una rapida acquisizione della flora batterica simbiotica. (…)


Al momento in cui finisce l’esogestazione (7-9 mesi) il bambino è pronto per esplorare il mondo: inizia i primi gattonamenti, conosce i primi sapori diversi dal latte, e ci indicherà lui che vuole lasciare il contatto continuo (a cui tornerà periodicamente come “base” rassicurante). Anche la madre in questa fase esprime un minor bisogno di contatto: l’indipendenza raggiunta dal pupo diventa quindi una conquista reciproca.

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